|
La
crescita che manca Correzioni a primavera? Sia
il Bollettino della Banca centrale europea che l’Istat dimostrano come
l'Eurozona non riesca a cambiare passo, e la crescita resti fragile. Non
sembra questo un tempo propizio per superare le incertezza economiche, in
particolare l' Italia, dove nonostante un aumento significativo del potere
d'acquisto delle famiglie e un miglioramento tendenziale dell'occupazione, i
consumi sono rimasti al palo. Possiamo scordarci prospettive di accelerazione
dell'attività economica negli ultimi dell'anno. Se a settembre, qualcuno era
tutto entusiasta per i dati sulla produttività, vedendo quelli di ottobre, si
sarà depresso. Non cresce l’economia, in compenso cresce il nervosismo. In
Germania, il ministro Schauble ritiene che la Banca centrale europea abbia
esaurito il suo margine di manovra di intervento monetario, mentre il
presidente della Bundesbank, Weidmann, chiede esplicitamente a Francoforte di
interrompere la politica espansiva promossa dal Quantitative easing. In tempi
di vacche magre si punta solo a salvare la stabilità finanziaria. Il governo
italiano, dopo aver fatto la voce grossa con la Commissione europea
sembrerebbe convinto di averla passata liscia, quando farebbe meglio a
preoccuparsi. Per una volta potrebbero avere ragione i sindacati per i quali
la manovra rischia di fondarsi su entrate "estemporanee". In quel
caso, contro ogni previsione ministeriale, e, anzi, nonostante le
assicurazioni elargite, la manovra potrebbe essere corretta a primavera,
Difficile che il documento economico finanziario del governo comporti una
svolta economica del Paese, che resta come fotografato dai principali
istituti, ben poco incoraggiante. Senza arrivare ad accusare Padoan e Renzi
di essere filosofi dei “bonus” invece che dei diritti, ci limitiamo ad
osservare che il quadro economico è insufficiente e forse il governo avrebbe
fatto meglio a dare una maggior considerazione alle indicazioni di
Cottarelli. E’ vero che il consigliere del governo Gulgeld, sostiene, invece,
che il divario della crescita con l’Europa si sta accorciando. Peccato solo
che nessun altro fuori da Palazzo Chigi condivida questa opinione. Roma, 7
novembre 2016 |
|